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Introduzione
L'elezione
mia e della mia squadra, lo scorso
ottobre, ha rappresentato l’epilogo di una crisi interna senza
precedenti dell’Associazione, che trovava le sue origini in molteplici
fattori: una divisione, sugli uomini ma anche sulle idee, già
manifestatasi nel precedente momento elettorale; la difficoltà della
precedente dirigenza nazionale a riguadagnare il consenso e la fiducia
di una consistente parte dell’Associazione; la mancanza di una linea
politica certa e condivisa, in un momento in cui la nostra categoria si
trova a dover fronteggiare leggi e proposte di legge che possono mutare
sostanzialmente il modello di esercizio professionale a noi congeniale e
che ha garantito, fino ad oggi, una assistenza odontoiatrica capillare e
di qualità al nostro Paese; l’emergere, infine, di altre realtà
aggregative, miranti ad occupare il vuoto di iniziativa politica
creatosi in tale situazione, facendo leva sul malcontento di molti
colleghi che non si sono più sentiti “tutelati” dall’azione
dell’ANDI e diventando punto di coagulo di tutti quei dirigenti ANDI
(peraltro pochissimi) che sono stati incapaci di svolgere positivamente
il loro ruolo all’interno dell’Associazione, vuoi come azione di
governo che di opposizione.
Sul piano organizzativo interno, a livello
nazionale, l’Associazione si era “burocratizzata” con procedure
deliberative, anche a livello di autorizzazione alla spesa, che spesso
hanno condotto alla necessità di ratificare atti in assenza di una
coerente visione della finalità degli atti stessi, con scarsità di
direttive emanate verso i Comparti regionali e le Sezioni provinciali,
con una sorta di “avvitamento” nella discussione di regole
comportamentali e procedurali piuttosto che di azioni politiche ed una
difficoltà di comunicazione tra Esecutivo nazionale e Consiglio di
Presidenza. Occorre qui sottolineare, in verità, come alla genesi di
tale situazione abbia contribuito, in misura difficile da determinare,
l’applicazione del nuovo Statuto, specie per quanto riguarda il
meccanismo elettorale del Consiglio di Presidenza che, come è noto, ha
portato alla costituzione di questo, non secondo una logica di
“squadra” funzionale alla politica del Presidente, ma in base a
criteri diversi nelle singole Regioni; ne è risultata una difficoltà,
prima inesistente, di rapporto tra Presidente ed Esecutivo da un lato e
Consiglio dall’altro. In sostanza si è assistito, anche per alcuni
passaggi interni all’Associazione di forte critica all’operato
dell’Esecutivo, ad una “chiusura in difesa” piuttosto che ad una
ripresa di iniziativa politica da parte della Presidenza nazionale.
Sia ben chiaro: questa analisi, ancora troppo sommaria
perché troppo vicina ai fatti accaduti, non vuole essere né un
processo né un atto di accusa a chi mi ha preceduto, il quale merita il
rispetto dovuto a tutti coloro che, con sincero slancio, hanno speso le
proprie energie al servizio dell’ANDI. Vuole solo essere il punto di
partenza da cui riprendere un ragionamento politico che rilanci
l’iniziativa della nostra Associazione, in un quadro di certezze sugli
obiettivi da raggiungere e sui metodi da applicare.
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La Situazione Politica
Negli
anni scorsi abbiamo assistito ad un tentativo, sempre più strutturato,
di smantellare il sistema italiano delle libere professioni, in nome di
un malinteso principio di “concorrenza” e di liberalizzazione. Sono
note a tutti le conclusioni di un’indagine dell’Antitrust, che ha
identificato negli Ordini professionali, interpretati come strumenti
corporativi di mantenimento e difesa di “posizioni dominanti di
mercato”, dei freni allo sviluppo ed all’occupazione nel settore
economico dei servizi alle imprese ed alle persone. Di qui la partenza
di un’ipotesi di revisione normativa, attraverso la concessione di
un’ulteriore delega al Governo, che ridisegni le funzioni degli Ordini
professionali, o che addirittura li abolisca, cercando di disciplinare
anche le cosiddette “professioni non regolamentate”, con un
approccio, in parte trasversale agli schieramenti politici parlamentari,
che non tiene conto della reale definizione di cosa sia una
“professione”.
Purtroppo,
una polemica tutta interna alle professioni, riguardante il principio di
rappresentanza istituzionale delle stesse da parte degli Ordini, in
questo contrapposti, sia pur parzialmente, alle libere Associazioni
delle varie Categorie professionali, non giova a far comprendere al
Governo ed al Parlamento la richiesta che le Professioni fanno di
riforma degli Ordini, che non vada a
snaturare la ratio fondante degli stessi, vale a dire il loro
ruolo insostituibile di tutela della fede pubblica. Ruolo, è opportuno
sottolineare, che va adeguato alle esigenze attuali, per cui gli Ordini
non possono limitarsi alla tenuta degli Albi ed alla salvaguardia del rispetto di regole etico-comportamentali da parte degli
iscritti, ma devono poter garantire alla cittadinanza, fatto sempre
salvo l’autogoverno della Professione, un serio controllo
dell’accesso alla Professione medesima e del mantenimento di un valido
livello di aggiornamento, in altre parole devono poter garantire la
qualità dei Professionisti. In questa visione, va riaffermato che gli
Ordini non hanno alcuna funzione “corporativa”, di sola difesa degli
interessi, sia pure legittimi e giusti, dei propri iscritti. Va
riaffermato che gli Ordini, oggi, non sono assolutamente in grado di
effettuare alcuna selezione per l’accesso alle Professioni, essendo
l’iscrizione agli Albi un atto dovuto a fronte del possesso dei titoli
previsti dalla legge ed essendo i Commissari per gli esami di Stato sì
nominati dagli Ordini, ma nell’ambito dei soli Docenti, cioè degli
stessi che hanno fatto parte delle commissioni esaminatrici per gli
esami di laurea, né sono in grado di garantire il mantenimento della
“qualità” dell’iscritto sia dal punto di vista professionale, ma
neanche da quello deontologico. Va ribadito che i minimi tariffari,
peraltro aggiornati sempre molto in ritardo rispetto ai termini di
legge, non costituiscono un’operazione di “cartello”, ma
rispondono al concetto, sicuramente ormai vecchio, di “decoro della
professione”, concetto che oggi deve essere ricondotto a quello, più
ampio e pregnante, di qualità.
Nel
dibattito politico si è inserita anche la Commissione Europea, che ha
posto come obiettivo per il prossimo quinquennio quello di garantire una
reale concorrenza, a livello comunitario, fra i professionisti.
In
questo scenario si è inserita l’ennesima riforma del Servizio
Sanitario Nazionale, il Decreto Legislativo n. 229 del 19 giugno 1999
meglio noto come “Decreto Bindi”.
Nonostante
il Decreto costituisca un leggero miglioramento rispetto al testo della
bozza originaria, il giudizio che esprimiamo sullo stesso rimane
fortemente negativo. Infatti, la logica dell’atto normativo è quella
di una accentuata presenza dello Stato, sia come momento di controllo
sull’organizzazione generale della erogazione delle prestazioni
sanitarie a carico del Fondo Sanitario Nazionale, sia come profonda
ingerenza nella organizzazione, gestione, ed erogazione delle
prestazioni rese in regime libero professionale. L’introduzione
dell’autorizzazione all’esercizio rappresenta infatti un’ulteriore
complicazione burocratica soggiacente ad una logica di ferreo
statalismo, solo parzialmente mitigata, grazie all’azione di A.N.D.I.,
dall’esclusione dalla programmazione territoriale regionale, peraltro
prevista per le nuove “strutture”. L’accreditamento continua ad
essere visto in chiave sostanzialmente burocratica, legato al possesso
di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi. La qualità del
professionista, concetto introdotto per azione dell’Associazione, è
espressione ancora priva di contenuti reali e, a mio avviso, occorrerà
spendere molte energie per far comprendere il concetto a noi caro di
qualità a chi, di tale parola, dà una interpretazione legata
prevalentemente alla rispondenza a norme della Pubblica Amministrazione.
La formazione continua, obbligatoria per i dipendenti ed i
“convenzionati” del S.S.N. è un altro esempio di come esista una
profonda differenza di sensibilità tra chi ragiona in termini di
pianificazione centrale e chi vede nell’aggiornamento, liberamente ed
autonomamente gestito, uno strumento di crescita professionale, vale a
dire di qualificazione.
Il
tentativo di portare sotto l’egida del S.S.N. l’ultima branca medica
rimasta prevalentemente libero-professionale, stante tra l’altro
l’insostenibilità economica dell’operazione da parte del Fondo
Sanitario Nazionale, soprattutto in assenza di una chiara definizione
dei reali livelli essenziali di assistenza, ha portato all’ideazione
dei Fondi Sanitari Integrativi del S.S.N.. Tali Fondi, etichettati come
“D.O.C.” per distinguerli dai Fondi già esistenti e funzionanti,
nati per libera iniziativa di alcune categorie, potrebbero essere solo
il tentativo di dirottare le risorse economiche che i cittadini
investono per la propria salute presso i curanti liberamente scelti
verso le strutture controllate direttamente o indirettamente dal Sistema
Sanitario Nazionale.
In
una situazione generale di calo della domanda di prestazioni
odontoiatriche, qualcuno potrebbe ritenere che l’accreditamento ed i
Fondi Integrativi “D.O.C.” possano rappresentare dei meccanismi di
implementazione di lavoro per i Dentisti italiani. Sono convinto però
che, sempre per l’impossibilità di incremento della spesa sanitaria
delle Regioni e per la strutturazione dei Fondi “D.O.C.”, nella
realtà tutto questo meccanismo porterà solo ad un ulteriore
limitazione nella libertà di gestione della propria attività da parte
di noi tutti e del diritto di libera scelta del curante da parte dei
cittadini.
Anche a livello di
Unione Europea, ove si assiste alla crisi dei sistemi universalistici di
assistenza sanitaria, come pure di quelli ove l’assistenza è legata a
meccanismi assicurativi e in convenzione, si sta aprendo un dibattito
sulla validità del modello libero professionale, quale è quello
esistente ad oggi in Italia e che il Governo sembra invece volere a
tutti i costi smantellare.
_Definizione degli Obiettivi ed Azioni Conseguenti
Alla luce di quanto sopra esposto, la prima azione mia e
del mio Esecutivo è stata quella di identificare alcuni obiettivi su
cui imperniare l’opera dell’Associazione.
In primo luogo abbiamo ritenuto necessario attuare un
minimo di ristrutturazione interna, così da rendere più agile e pronta
l’operatività dell’Associazione.
Abbiamo attivato una Commissione con il compito di
studiare alcune proposte che portino ad una migliore definizione di quei
principi statutari e regolamentali che, nel recente passato, hanno
ingenerato una qualche confusione nell’azione dell’Associazione.
Ho poi
ritenuto indispensabile stabilire con delega formale le competenze dei
membri dell’Esecutivo Nazionale, concedendo quindi libertà di firma
per gli atti inerenti le funzioni delegate. Alcune deleghe sono state
affidate anche a colleghi estranei all’Esecutivo in campi quali la
rappresentanza all’estero dell’Associazione, l’attività in
Consilp, i rapporti con il Parlamento Europeo e l’E.B.N.A.O., il tutto
in accordo con il Consiglio di Presidenza, così da configurare una
sorta di “allargamento” dell’Esecutivo, nello spirito di impiegare
quante più risorse associative possibile. Abbiamo anche ridisegnato il
Consiglio di Amministrazione di Promoass, sempre con l’intento di
chiamare a responsabilità associative tutti coloro che, secondo
l’Esecutivo ed il Consiglio di Presidenza, possono fornire un
contributo di lavoro e di idee per il raggiungimento degli scopi
dell’A.N.D.I., in assenza di pregiudizi per gli schieramenti
congressuali.
Nel
rispetto delle competenze statutarie e del ruolo politico centrale del
Consiglio di Presidenza, abbiamo presentato a tale Organo un progetto di
attribuzione di budgets finalizzati al raggiungimento di obiettivi, così
da consentire una più rapida attività nell’organizzazione e nella
gestione delle finalità associative, con obbligo periodico di
rendicontazione al Consiglio medesimo. Questo meccanismo, essendo i
membri dell’Esecutivo Nazionale i soggetti abilitati alla gestione dei
budgets, consente da un lato di ridurre i tempi necessari
all’attuazione di qualsiasi operatività
e dall’altro responsabilizza ulteriormente i membri
dell’Esecutivo, fornendo al Consiglio di Presidenza e, di conseguenza,
all’Associazione tutta, un ulteriore elemento per la valutazione
dell’operato dell’Esecutivo medesimo. Il Consiglio di Presidenza ha
fatto proprio tale progetto, per cui per l’anno 2000 ci sarà una
differente impostazione della gestione economica dell’Associazione,
imperniata sull’allocazione di risorse economiche finalizzate al
raggiungimento di obiettivi programmati, in una visione globale
dell’azione dell’A.N.D.I.
A questo
proposito ritengo utile sottolineare come sia stato deciso di includere
nei budgets nazionali il costo delle riunioni delle Commissioni
Sindacale e Culturali Nazionali, considerate da noi organismi di
consulenza e proposizione dell’ANDI Nazionali svolgenti, in quanto
tali, un ruolo preciso a latere del Consiglio di Presidenza, che rimane
l’Organo di Coordinamento della politica associativa.
Abbiamo
provveduto pure ad una ridefinizione dei compiti all’interno della
Segreteria Nazionale, finalizzata all’ottimizzazione delle risorse, in
vista anche dell’ospitalità concessa a Consilp all’interno della
struttura nazionale A.N.D.I., decisione legata ad una precisa visione
dell’impegno di A.N.D.I. nella Confederazione in una strategia di
difesa delle libere professioni.
Infatti
obiettivo prioritario identificato insieme al Consiglio di Presidenza è
quello di partecipare attivamente, in stretto raccordo con le altre
categorie libero-professionali, all’azione di contrasto delle
tentazioni di abolizione del sistema ordinistico e di deregolamentazione
selvaggia delle Professioni. Per tale azione è stata identificata
Consilp quale strumento indispensabile per mantenere un fronte comune
con gli altri libero-professionisti e per presentare al Parlamento ed al
Governo le esigenze e le proposte delle Professioni, nell’interesse
dei cittadini. Viste le difficoltà organizzative di Consilp ed essendo
la nostra Associazione la più strutturata da un punto di vista
territoriale e quindi organizzativo, abbiamo deciso di mettere a
disposizione della Confederazione il nostro supporto logistico,
rivendicando nel contempo la nostra capacità di svolgere un ruolo
determinante all’interno della Consilp stessa.
L’unitarietà
di azione delle categorie professionali in Consilp, coordinata peraltro,
anche se con difficoltà legate a divergenze sui ruoli, a quella del
C.U.P., dell’A.d.E.P.P. e dell’A.L.P., non deve però esonerarci
dall’impegno a tentare di strutturarci in vera e propria “lobby”,
per la difesa dei legittimi interessi della nostra categoria, nella
chiarezza degli intendimenti e senza falsi pudori. Per questo ci siamo
dotati di un Ufficio Stampa, affidato ad un giornalista professionista
che, oltre a curare giornalmente per l’Esecutivo la rassegna della
stampa quotidiana e periodica, ci assicuri un collegamento costante con
il mondo dell’informazione, consentendoci sia di comunicare
all’esterno i pensieri e le opinioni dell’Associazione sia di
partecipare, magari ancora indirettamente, ai dibattiti che ci
interessano e che vengono ospitati dai mass-media. La rassegna diventerà
presto accessibile in tempo reale a tutti i dirigenti, non appena
diventerà operativo il nuovo sito internet dell’A.N.D.I., nella
convinzione che sia un obiettivo prioritario quello di disporre di
validi e moderni sistemi di comunicazione intra-associativi, così da
consentire rapidi scambi di informazione e stimolare la più ampia
partecipazione dei Soci alla formazione dei processi elaborativi e
decisionali.
Abbiamo
inoltre attivato una consulenza da parte di un “esperto di relazioni
con la Pubblica Amministrazione”, il quale ci fornisce ogni quindici
giorni una rassegna dell’attività del Parlamento, del Governo e delle
Regioni, ci attua cioè un monitoraggio costante di tutta l’attività
legislativa; ci assicura inoltre, a livello professionale, la possibilità
di dialogare con le Istituzioni legislative.
Sono
profondamente convinto che solo una vera e propria azione di lobby possa
consentirci di fare intendere all’opinione pubblica ed alle
Istituzioni le ragioni profonde della nostra Categoria, ormai stufa di
portare il peso di una immagine negativa che ci è stata confezionata
addosso da altri e che consente a chi ha interessi contrastanti con i
nostri di avere facile gioco nel portarli avanti. Occorrerà lavorare
con impegno ad un progetto di recupero di immagine, anche confrontandoci
con le Associazioni dei pazienti e dei consumatori, per far capire con
chiarezza cosa significa oggi essere dei Professionisti Odontoiatri.
Anche
per quanto riguarda le nostre azioni di opposizione al Decreto Bindi,
viste le posizioni assunte dal resto del mondo medico, ritengo
essenziale far comprendere ai cittadini ed alle forze politiche
l’estrema pericolosità implicita nell’idea di smantellamento della
rete libero-professionale di Dentisti italiani. Per raggiungere questo
scopo, oltre all’importanza di disporre di un progetto realistico, al
quale sta lavorando un’apposita commissione nominata ai sensi delle
delibere dell’ultimo Congresso Politico A.N.D.I., sarà di grande
importanza l’azione combinata da espletare attraverso l’ufficio
stampa, il rapporto con le Istituzioni, la Consilp ed idonee azioni
legali, nelle sedi e nei modi più opportuni, come deliberato dal
Congresso di ottobre.
Dovrà
cambiare il nostro modo di rapportarci con le forze politiche, alle
quali dovremo far intendere con chiarezza che i Dentisti italiani
concederanno la loro fiducia solamente a coloro che saranno in grado nei
fatti di comprendere i loro problemi e adoperarsi per la loro soluzione.
Anche
a livello di attività estera, l’impegno dell’Associazione è
rivolto a percorrere tutte le strade che possano portare al
rafforzamento del modello libero-professionale di esercizio
dell’Odontoiatria, con una maggiore presenza ed incisività nel DLC,
in ERO ed FDI. Abbiamo stretto intensi e fattivi rapporti di
collaborazione con le Associazioni professionali dei Dentisti tedeschi,
austriaci e svizzeri, le quali guardano all’A.N.D.I. con rispetto ed
attenzione, riconoscendole un ruolo di primo piano nell’azione
politica di cui sopra. In tale quadro di collaborazione, stiamo
organizzando il Congresso annuale del DLC a Mantova, nel prossimo
autunno, ed un seminario internazionale a Bruxelles, di grande valenza
politica. Dovremo arrivare, in un futuro quanto più prossimo possibile,
a poter svolgere anche a livello di Unione Europea una forte azione di
lobby, così da poter apportare il nostro contributo all’elaborazione
di tutte le direttive che abbiano una qualche ricaduta sulla nostra
Professione, in ambito nazionale.
Stiamo
infine ritessendo i nostri rapporti con le altre Organizzazioni operanti
nel campo del dentale italiano, dell’Industria, del Commercio,
dell’Università e dell’Odontotecnica. Vogliamo dialogare
costruttivamente con loro, consci del ruolo centrale che ci deriva dal
nostro essere Odontoiatri, dall’avere cioè il compito di tutelare la
salute oro-dentale dei nostri Pazienti.
Proprio
per questa consapevolezza, sapendo di interpretare il desiderio di
sempre maggior qualificazione professionale dei nostri Soci, vogliamo
potenziare il nostro impegno nell’ambito culturale, poiché la nostra
Associazione è oggi probabilmente l’unica in grado di gestire un
progetto di aggiornamento continuo su tutto il territorio nazionale, a
cui chi lo desideri possa liberamente aderire, scegliendo i campi
applicativi a sé più congegnali.
________________________Conclusioni